di Alessio Pierotti
Lo scorso 18 settembre, quando ancora era possibile organizzare eventi simili nel rispetto delle normative per il contenimento dell’emergenza sanitaria, ho avuto il piacere di assistere all’interessantissima presentazione “Dalla Toscana alla Malesia: viaggio nelle foreste di Odoardo Beccari” del naturalista ed esploratore scientifico Nicola Messina.
Appassionato ed apprezzato divulgatore scientifico, Nicola ha tra gli inevitabili difetti di cui ha dotato tutti noi Madre Natura quello di essere amico del sottoscritto. Un amicizia nata ai tempi dell’università e che, con immenso piacere che spero reciproco, si è rinnovata dopo tanti anni proprio in occasione della conferenza. Conferenza organizzata in collaborazione con l’AdiPA presso l’Orto Botanico di Lucca, diretto oggi da un’altra amica dei tempi universitari: Alessandra Sani.
Durante la sua presentazione Nicola ha insistito molto sull’importanza di proseguire le ricerche sul campo nelle foreste della Malesia. Ovvero quello scrigno, per utilizzare le sue parole, “di incredibile e fragile biodiversità” che furono il palcoscenico dell’incredibile vicenda umana e scientifica del fiorentino Odoardo Beccari.
- Odoardo Beccari del Dizionario Bibliografico Treccani
- Odoardo Beccari nel Dizionario Storico Cartografi Italiani
Come consuetudine in questi casi, alla conclusione della presentazione Nicola ha risposto alle domande del pubblico. Dopo aver ricevuto i complimenti del professor Fabio Garbari, persona di assoluto valore umano oltre che scientifico, Nicola ha avuto la pazienza di ascoltare un mio intervento su Thismia neptunis: pianta micoeterotrofa descritta da Beccari nel 1878 e ritrovata soltanto nel 2017.
Il micoeterotrofismo
Il mio interesse verso questa curiosa pianta è legato all’aggettivo micoeterotrofa. Nel 2018 ho dedicato al micoeterotrofismo un articolo divulgativo pubblicato su “Micologia Toscana”.
Qui ricordo brevemente che il micoeterotrofismo è quella particolare condizione per cui, in una simbiosi micorrizica, la pianta sfrutta un fungo senza concedere niente in cambio. La pianta, priva di clorofilla, sfrutta il fungo per ottenere da altre piante le sostanze organiche di cui necessita.
Il micoeterotrofismo è quindi, nel continuum delle simbiosi micorriziche, l’estremo opposto al parassitismo da parte dei funghi.
Il genere Thismia e la fantomatica T. neptunis
Il genere Thismia Griffith è un piccolo gruppo di piante erbacee prive di clorofilla e appunto micoeterotrofiche. Il centro di diversità principale di questo genere sono le regioni a clima temperato caldo o tropicale dell’Asia tropicale ed in particolare quelle comprese nel cosiddetto Indo-Burma Biodiversity Hotspot .
Thismia neptunis, fu descritta – come accennato – da Odoardo Beccari nella terza parte del primo volume della serie “Malesia. Raccolta di osservazioni botaniche intorno alle piante dell’arcipelago Indio-Malese e Papuano”, parte edita nel settembre 1878 a Genova dalla Tipografia del Regio Istituto Sordo-Muti.
Quello che il naturalista fiorentino non poteva sapere che la sua descrizione e il dettagliato disegno che fece della sua Thismia neptunis sarebbero stati per oltre 150 anni le uniche testimonianze della pianta!
Thismia neptunis fu riscoperta infatti soltanto nel 2017, grazie al prezioso lavoro di un team di ricercatori cechi.
Nel loro articolo, dal significativo titolo “Rediscovery of Thismia neptunis (Thismiaceae) after 151 years”, Michal Sochor, Zuzana Egertova, Michal Hrones e Martin Dancak hanno spiegato come T. neptunis sia una pianta veramente difficile da osservare.
La pianta del Beccari vive quasi sempre del tutto nascosta sottoterra. Quando fiorisce, evento che capita soltanto per poche settimane nel corso dell’anno, fuoriesce dal suolo uno stelo biancastro.All’apice di questo stelo cresce il fiore a forma di bulbo, dal diametro di circa 9 cm, con tre appendici rossastre che puntano verso l’alto. Come il tridente del dio Nettuno.
L’incontro con la pianta è quindi una circostanza veramente eccezionale!
Quali funghi sono coinvolti ?
Esistono diversi studi sul genere Thismia e la sua ‘strana’ biologia. I funghi coinvolti sono glomeromiceti.
Questi funghi, mancanti di forme a riproduzione sessuata, sono biotrofi obbligatori: il loro ciclo vitale non può quindi completarsi in assenza dell’unione con una pianta dalla quale dipendono completamente.
La caratteristica principale dei glomeromiceti è la formazione di particolari micorrize dette arbuscolari (in passato anche vescicolo-arbuscolari). Le ife del fungo entrano nelle radici delle piante attraverso la zona corticale grazie a particolari strutture dette appressori. Un volta raggiunta la zona interna, le ife penetrano all’interno delle cellule formando particolari strutture a forma di alberello.
Le micorrize arbuscolari svolgono un ruolo fondamentale negli ecosistemi agricoli, dove concorrono a definire la fertilità e la stabilità del terreno, controllando anche la qualità della comunità vegetale migliorandone la diversità e la produttività. I glomeromiceti sono quindi veri e propri biofertilizzatori e rivestono un notevole interesse negli studi sull’agricoltura sostenibile.
Con la Thismia però le cose funzionano diversamente e i nostri funghi diventano soltanto il tramite per fornire alla pianta nutrimento.
2 Responses
Grazie per questo articolo davvero bello e interessante!Ho assistito anche alla conferenza davvero bella di Messina. Lo avevo già visto a Geo, su Rai 3 e trovo che sia davvero un divulgatore eccezionale!
Grazie, spero di poter assistere a nuove conferenze sulle piante!
Mirco
Bel post, l’ho condiviso con i miei amici.