di Alessio PIEROTTI
Il primo fine settimana del 2025 ho avuto il piacere di partecipare ad una escursione esplorativa alla ricerca di possibili ripari di origine etrusca nei boschi dei monti Pianone, Romagna e Orma, l’ultima serie di rilievi del complesso dei Monti Pisani, le cui pendici degradano verso Lucca. Nella zona la presenza dei Rasenna o Rasna, come loro stessi si chiamavano, è ben documentata: ricordo a proposito l’importante sito del Romitorio di Pozzuolo, distante pochi chilometri dall’area da noi esplorata.
Non posso qui documentare i siti che abbiamo visitato: per rispetto a chi ha organizzato l’escursione e per tutelare, anche in vista di futuri approfondimenti, i siti stessi. L’unica foto che pubblico (anche per stuzzicare un poco la fantasia) è quella relativa al riparo, ben conosciuto e facilmente accessibile, che si trova lungo il sentiero 110, bellissimo percorso che – costeggiando il Canalone della Fornace, porta dalla località Quattro Venti (San Giuliano Terme; Pisa) verso Pozzuolo e quindi Gattaiola (Lucca).
Come detto il sentiero 110 parte dalla località Quattro Venti, al termine della strada panoramica “S. Pertini” che da Molina di Quosa sale verso la Croce a Vaccoli. Secondo una tradizione raccolta da Paolo Fantozzi, questo particolare toponimo deriverebbe da un insediamento francese: «Si dice che quando i francesi scesero in Italia, ottanta soldati si accamparono sui Monti Pisani. Erano i quatre-vingt (ottanta nella lingua francese) Ecco perché la gente cominciò a chiamare quel luogo come ai “quattro venti” per una deformazione del nome francese. Su nel bosco si dice che vi siano ancora un mucchio di pietre tutte annerite che sono quelle che i soldati usarono nei loro bivacchi».
Secondo un’altra versione il toponimo deriverebbe dai gruppi universitari si radunarono sopra Molina di Quosa per raggiungere il mantovano e partecipare, assieme ai militi volontari pisani condotti da Cesare Studiati, ad una delle più famose battaglie della Prima guerra d’indipendenza: quella di Curtatone e Monatanara, combattuta il 29 maggio 1848 [LINK]. Indecisi sulla direzione da prendere, gli universitari erano come i ‘quattro venti’…
A proposito di tradizione: il monte Orma prende il nome da una delle delle ‘impronte’ che avrebbe lasciato il paladino Orlando (proprio quello dell’Orlando furioso dell’Ariosto) durante il suo passaggio sui Monti Pisani. Nel caso specifico la famosa ‘ciampa di Olando’, che si trova proprio sul Monte Orma, lungo il sentiero che scende verso Meati.
Nonostante il periodo non ottimale, con temperature basse e venti spesso freddi, nel bosco facevano mostra di se alcuni funghi, come degli eroici ‘cimballi grigi’ [Clitocybe nebularis (Batsch) P. Kumm.] che sopravvivevano protetti dallo spesso strato di foglie di castagno. Durante l’escursione ho raccolto alcuni funghi lignicoli destinati all’erbario dell’Associazione Gruppi Micologici Toscani (AGMT).
Il primo di questi funghi, raccolto proprio all’ingresso di uno dei siti visitati, è una delle poche corticiacee facilmente riconoscibili: Terana caerulea (Lam.) Pers., dall’insolita ma decisamente affascinante colorazione bluastra.
Pochi passi (e qualche legno) più avanti rispetto a questa bella corticiacea, faceva mostra di se Daedaleopsis congragosa var. tricolor (Bull.) Bondartsev & Singer. Anche in questo caso abbiamo un fungo che, almeno con le colorazioni qui illustrate, è facilmente distinguibile. Confesso di averlo visto per la prima volta proprio durante questa escursione e di aver chiesto aiuto per la determinazione all’amico Marco Cartabia.
Si tratta di un fungo annuale, applanato, mensoliforme (l’intera parte ‘diritta’, quello che possiamo chiamare – per intenderci – il diametro del semicerchio, aderisce al substrato), con profilo più o meno semicircolare quando osservato dall’alto. La superficie superiore è glabra, solcata in senso longitudinale e zonata; le colorazioni, inizialmente brunastre, diventano con la maturità rosse. La superficie inferiore (imenoforo) è lamellata, con lamelle ramificate dicotomicamente e spesso anastomosate.
Considerata da alcuni autori come una specie distinta [Daedaleopsis tricolor (Bull.) Bondartsev & Singer], secondo le analisi filogenetiche su base molecolare questa entità deve essere ricondotta alla naturale variabilità di Daedaleopsis confragosa (Bolton) J. Schröt. Data la particolarità delle colorazioni però ritengo corretto differenziarla almeno a livello varietale.
L’ultimo fungo, trovato nei pressi del più interessante dei siti che abbiamo esplorato, è Stereum subtomentosum Pouzar1.
Si tratta di un fungo sottile e tenace, flabelliforme (la parte che aderisce al substrato è ristretta e il fungo si apre a ventaglio dal punto di inserzione), con superficie superiore zonata e vellutata e superficie inferiore (imenoforo) liscia, di colore pallido. Avendo a disposizione una lente, è possibile osservare, facendo una sezione del fungo, una sottile linea scura che separa la scarsa carne dallo strato inferiore (imenoforo).
La zona esplorata è decisamente interessante non soltanto per la presenza dei ripari di origine etrusca ma anche per la presenza di boschi che meriterebbero uno studio micologico.
Ringraziamenti
Ringrazio di cuore il professor Marco Piccolino per avermi dato l’opportunità di partecipare a questa bella escursione e per la foto della ‘ciampa d’Orlando’. Ringrazio inoltre Paolo Buchignani per aver condiviso con noi le sue preziose conoscenze.
Un minimo di bibliografia
Bernicchia, A., Polyporaceae. Alassio: Edizioni Candusso, 2005 [collana ‘Fungi Europaei’; n. 10].
Bernicchia, A., & Gorjón, S.P., Corticiaceae s.l. Alassio: Edizioni Candusso, 2010 [collana ‘Funghi Europaei’, n. 12].
Bernicchia, A., & Gorjón, S.P., Polypores of the Mediterranean Region. Milano: Romar, 2020.
Fantozzi, P., Storie e leggende dei Monti Pisani. Sesto Fiorentino: Apice Libri, 2018, a p. 162.
Koukol, O., Kotlabla, F., & Pouzar, Z. Taxonomic evaluation of the polypore Daedaleopsis tricolor based on morhology and molecular data, in “Czech Mycology”, vol. 66 (2014), n. 2, pp. 107-119 [PDF].
Mentrida, S., Krisai-Greilhuber, I., & Voglmayr, H., Molecular evaluation of species delimitation and barcoding of Daedaleopsis confragosa specimens in Austria, in “Österreichische Zeitschrift für Pilzkunde”, vol. 24, 2014, pp. 173-179.
Ryvarden, L., The genus Stereum – a synopsis, in “Synopsis fungorum”, vol. 40, 2020, pp. 46-96.
Ryvarden, L., & Melo, I., Poroid fungi of Europe, 2nd edition, in “Synopsis fungorum”, vol. 37, 2017, pp. 1-430.
Ryvarden, L. Stereoid fungi – A world synopsis, in “Synopsis fungorum”, vol. 47, 2023, pp. 6-157.
Per la presenza etrusca nella zona si veda, ad esempio:
Ciampolini, G., Aspetti dell’insediamento etrusco nella Valle del Serchio: il V secolo a.C., in “Studi Etruschi”, vol. 59, 1993, pp. 59-85 [PDF].
Come citare questo articolo
Pierotti, A., Primi funghi dell’anno, cercando siti etruschi…, 7 gennaio 2025 <https://www.ambpontedera.it/2025/01/05/primi-funghi-dellanno-cercando-siti-etruschi/http://ambpontedera.it/>
Note
- Secondo Ryvarden (2020, 2023) il nome corretto di questo fungo sarebbe Stereum arcticum (Fr.) Mussat [come ‘S. arcticum Fr.’], basato su Stereum ochraceum [*] arcticum Fr. Quest’ultimo sembrerebbe però (mi confino nel condizionale perché sinceramente non ho verificato) illegittimo. ↩︎
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